«È evidente quanto sia importante oggi una riflessione sul corpo. In Afghanistan si torna a proibire alle donne di praticare sport, nel mondo occidentale, nonostante l’esposizione dei corpi in rete, il corpo per gli adolescenti, sia per i ragazzi che per le ragazze rappresenta, anche a causa delle chiusure forzate di questi ultimi due anni, un grande problema, in molti casi un gigantesco e rimosso tabù: sostanzialmente una prigione dentro un’altra più grande prigione. E questo riguarda tutti noi. Ripartire dal corpo dunque.

Credo che il confronto con la drammaturgia fisica sia fondamentale anche per chi fa teatro.

Gli attori, devono per me saper “scrivere” in scena con il proprio corpo.

Anche all’interno del mio precedente percorso pedagogico il lavoro sul movimento e dunque sulla “presenza”, sull’essere pronti, ritengo sia stato fondamentale nella formazione di nuove generazioni di attori.

Il teatro, e anche il mio teatro, dovrebbe essere svincolato da qualsiasi accademismo, e nutrirsi di coraggio e della voglia di sperimentare percorsi sempre inediti e “fuori pista” come spesso fa il sentiero della creazione legato alla drammaturgia fisica.

Stare in perfetto equilibrio in zone pericolose, come funamboli che camminano sul vuoto lungo una corda tesa.

La rassegna di drammaturgia fisica nasce con l’impronta di Michela Lucenti ma si innesta profondamente nella stagione di ERT e del VIE Festival con un doppio sguardo orientato da una parte all’internazionalità delle proposte e dall’altra a osservare e presentare il meglio delle creazioni sia a livello regionale che nazionale».

Valter Malosti
Direttore Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale

«Carne è un focus sul corpo e sulla drammaturgia fisica che sviluppa e approfondisce un’idea di accompagnamento e di studio attraversando i diversi momenti della densa programmazione di ERT, dalla stagione ordinaria a quella estiva, dagli appuntamenti di spettacolo alle attività di laboratorio dedicate ai più giovani e alle scuole.

Quello che mi interessa è dare una continuità, abbandonando quell’ottica univoca che punta esclusivamente al singolo grande evento o che mira a privilegiare coreografe e coreografi già noti ai più, arrivando piuttosto a immaginare nuove forme di incontro tra artisti e pubblico.

Il programma di Carne riunisce una costellazione di esperienze accomunate tra loro dal fatto che la partitura che si va a creare durante lo spettacolo è composta di azioni e movimenti: il suo studio e la sua genesi, cioè, trovano il punto d’origine nel corpo. “Corpo”: un’entità urgente e inarrestabile, in grado di scardinare i limiti del linguaggio.

La danza subisce sempre il pregiudizio secondo cui sarebbe qualcosa di mistico, di etereo o astratto, mentre per sua natura e storia è molto vicina alla protesta, all’Agit-prop, perché incarna l’idea che il corpo sia la prima materia che ci unisce. La sfida è di riuscire ad accompagnare, in maniera “morbida”, anche un pubblico più abituato a una visione teatrale improntata alla prosa verso un linguaggio fisico, verso un teatro più immediato e diretto che non presenti la danza come qualcosa di estremamente oscuro o come una forma d’arte prigioniera di una dimensione estetica.

Quando con i giovani parliamo di libertà, di una danza che nasce spontaneamente, per esempio, in un parco cittadino in mezzo a una periferia, bisogna renderli consapevoli che non si stanno limitando a divertirsi, ma che quelle ore di danza sono un atto politico: in quel momento sono più “vivi” che in tutto il resto della giornata».

Michela Lucenti
curatrice di Carne

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