Antonio Viganò / Teatro la Ribalta - Kunst der Vielfalt

Il paradiso perduto

Il dottor Frankenstein ha costruito un uomo: sta sfidando Dio o incarna il progresso? La creatura è un personaggio ancora attuale, portato in scena da una compagnia dalle abilità “stra-ordinarie”.

13 - 14 maggio 2022

Arena del Sole, sala Leo de Berardinis
Via dell’Indipendenza, 44, 40121
Bologna


venerdì ore 21.30, sabato ore 19


Carne a Bologna

Due tribune si fronteggiano. Il pubblico è invitato a occupare il palcoscenico. Uno spazio intimo dove attori e performer si trovano insieme all’interno di una scatola teatrale che favorisce l’intimità e la vicinanza tra pubblico e attori con sorprendenti abilità. In questa intensa riflessione sui limiti dell’umano, la danza è innervata da un profondo lavoro sul materiale letterario.
Sfidando le leggi morali dell’epoca, il dottor Victor Frankenstein crea un uomo in laboratorio, per salvarlo dal dolore. Ma il progetto fallisce: imperfetta e deforme, la creatura incute paura. Nonostante nutra sentimenti profondi, dal momento in cui viene abbandonata al suo destino la sua unica scuola di vita è la violenza che subisce da chi la teme come mostro. La dualità tra sfida oltraggiosa a Dio e trionfo della scienza rende la creatura di Frankenstein un personaggio contemporaneo; nelle mani di una compagnia storica come il Teatro La Ribalta, la parabola della creatura diventa quella di tutti noi, in cui forse l’unico essere mostruoso è proprio chi aderisce, senza troppo ragionare, a una presunta “normalità”.

tratto da Frankenstein di Mary Shelley
testo e regia Antonio Viganò
con Paolo Grossi, Rocco Ventura, Michael Untertrifaller, Jason De Majo, Maria Magdolna Johannes, Mirenia Lonardi, Sara Menestrina, Stefania Mazzilli Muratori, Rodrigo Scaggiante
assistente alla drammaturgia e disegno sonoro Paola Guerra
produzione Teatro la Ribalta – Kunst der Vielfalt (Bolzano/Bozen)
prima nazionale


Antonio Viganò

Teatro la Ribalta – Kunst der Vielfalt
Un unicum sul territorio nazionale, il Teatro la Ribalta la sola compagnia professionale di “danzatori e attori-di-versi”; una comunità che lavora da anni per valorizzare la propria legittima stranezza. Lavoratori dello spettacolo dal vivo che sono stra-ordinari solo e unicamente nel loro modo di essere in scena e per la professionalità che hanno scelto di praticare. Quotidianamente, con accanimento, lavorano per cercare e svelare la “bellezza” e provando a restituirla a chi li incontra attraverso la poesia e l’arte del teatro. Sono uomini e donne a cui piace l’idea che il confine tra realtà e finzione sia penetrabile, che le fantasie e i desideri possano diventare materiali e che le materie e le pratiche di lavoro diventino occasione per vivere e sognare. Sono persone convinte che una persona in difficoltà possa diventare protagonista della propria vita quando supera i confini, cambiando il quotidiano, navigando in acque non ancora esplorate, ricostruendo la propria identità. In teatro portano un mistero, una personale poetica, le ombre e le ferite che nutrono l’arte e la vita. Una pratica artistica di qualità e una profonda etica nel lavoro possono sconfiggere i pregiudizi, cambiare i paradigmi facendo riflettere ed emozionare. Per questo il loro teatro è un atto politico. La compagnia, fondata a Bolzano nel 2011, propone un repertorio di spettacoli (Il suono della caduta, Personaggi, Nessuno sa di noi, Il ballo, H+G, Ali, Superabile, Otello Circus, Un peep show per Cenerentola) che sono in tournée in Italia e in Europa e che contribuiscono a dare un nuovo sguardo e un nuovo spessore artistico al teatro sociale d’arte. La compagnia è stata vincitrice del Premio Eolo 2015 e 2018 per gli spettacoli H+G e Superabile quali migliori novità dell’anno nel settore teatro infanzia e gioventù; del Premio della Critica 2015 promosso dall’Associazione nazionale critici di teatro nonchè del Premio speciale UBU 2018 «per la qualità della ricerca artistica, creativa e politica in ambiti spesso marginali e con attenzione capillare alla diversità» e Premio Hystrio – Altre Muse 2021 «per aver reso la pratica teatrale strumento di inclusione sociale a 360 gradi».

Il paradiso perduto

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